28 Ago

La passione, la forza, il coraggio

Fra pochi giorni la città di Brindisi vivrà i festeggiamenti dei suoi Santi Patroni: San Lorenzo da Brindisi e San Teodoro d’Amasea.

In questo momento di grazia che la Diocesi locale sta vivendo, a motivo della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Matteo Farina, la riflessione su queste due grandi figure di Santi assume una dimensione significativa ed emozionante.

I secoli intercorsi fra le vite dei due Santi e quella del giovane Matteo, vissuta all’alba del terzo millennio, i contesti storici profondamente diversi, così come le dinamiche di fede mutate col tempo, non impediscono di cercare e trovare punti di vicinanza lungo un percorso che porta ad una unica e sola meta: DIO.  Ardore nel vivere la fede cristiana, coraggio e fortezza nella sua trasmissione e difesa, sono le doti che accomunano, aldilà del tempo e della storia, Teodoro, Lorenzo e Matteo che hanno posto Dio al centro di ogni circostanza della propria vita, sempre.

Dallo scritto del Servo di Dio Matteo Farina:

“Quanto è duro essere Cristiani ogni giorno, farsi valere in una società ormai agnostica. È molto difficile, infatti, essere accettati dagli altri quando si è seguaci di Cristo, perché la Sua parola risulta scomoda a chi preferisce il peccato, come è fastidiosa la luce per chi è stato a lungo tempo al buio (……) quindi è sì difficile essere Cristiano e quindi farsi degli amici (a volte per sostenere la propria fede si possono anche spezzare delle amicizie), ma non dobbiamo temere a manifestare la nostra fede(……) Anche se tutti ci abbandonassero rimarrebbe sempre Lui, il nostro Dio, il nostro Padre celeste, il nostro migliore amico. Dio! “

Teodoro certamente sentiva il primato di Dio nella sua vita quando, giovane soldato dalle origini orientali, arruolato nella legione romana di Amasea, dichiarò fermamente la sua fede cristiana in tempo di persecuzione ordinata dall’imperatore Massimiano.

Dopo vari secoli Padre Lorenzo, al secolo Giulio Cesare Russo, figlio della terra di Brindisi, nato il 22 luglio del 1559, conoscitore di molti degli idiomi europei, capace di leggere la Bibbia in greco, in ebraico e aramaico, impegnò tutta la sua vita e le sue forze nella divulgazione della Parola, attraverso una illuminata ed impetuosa predicazione che praticò lungo le strade d’Europa.

“ …  La predicazione della parola di Dio è necessaria alla vita spirituale, come la semina al sostentamento della vita corporale.” (S. Lorenzo da Brindisi)

Il tempo di Matteo è radicalmente diverso dai contesti temporali dei due Santi Patroni di Brindisi: San Teodoro martire della fede e San Lorenzo figlio di una Europa sconquassata dalle guerre civili e di religione; eppure mai, come nel tempo attuale, si è vissuta una crisi così profonda delle radici cristiane, tanto dolorosamente conquistata nei secoli, crisi che il giovane Matteo avverte con grande sofferenza:

“…E Dio? Dov’è Dio?  Perché tanta paura di parlarne? Nessuno si ferma un attimo a riflettere sulla spiritualità della propria esistenza; troppo influenzati’ da ciò che ci circonda. Non ci soffermiamo mai, o quasi, a sentire, neanche per poco, ciò che il cuore comanda. Ma se tendiamo le orecchie all’ascolto delle parole dell’anima, sentiamo la presenza di Dio. Parliamone……insieme, con la semplicità di noi giovani…” (Matteo Farina, “Giovani: dov’è Dio?)

Determinato ma discreto egli cerca di portare Dio soprattutto ai coetanei, di cui avverte il profondo vuoto dell’anima.

Matteo, giovane pienamente calato nel 21° secolo, sente la preghiera come necessità e forza propulsiva verso ogni azione della vita.

“Ciò che vorrei sarebbe scoprire ogni giorno la preghiera e con essa il mio essere Cristiano, per non vivere tutto macchinosamente. Sai, ho un piccolo quadernetto di poesie-preghiere… testimonianza di quei momenti fantastici in cui mi sono sentito più legato a Dio, in cui ho sentito quella gioia di cui ti ho parlato”. (Lettera a suor Annagrazia)

Nel quadernetto intitolato: “La mia fede, l’Amore”, Matteo raccoglie alcune delle sue preghiere che esprimono l’amore ed il totale abbandono alla volontà di Dio, uniti nel desiderio di servirlo.

Nel tempo in cui vive, egli ricalca la missione evangelizzatrice che Padre Lorenzo esprimeva attraverso lo strumento della predicazione, ispirata dalla fervida preghiera.

“Oh se considerassimo questa realtà! Cioè che Dio è davvero presente a noi quando gli parliamo pregando; che ascolta veramente la nostra orazione, anche se noi soltanto preghiamo col cuore e la mente!” … (San Lorenzo da Brindisi)

Il Santo Patrono di Brindisi, per la visione coraggiosa e lungimirante, svolse missioni di fine diplomazia nelle corti degli stati europei, separati da discordie e conflitti. Molto ricercato dagli stessi governanti, il suo intento era di portare la pace fra gli stati cattolici, a questo scopo dedicò tutte le sue forze e l’intera sua vita.

Il contesto e le vicende che hanno interessato la breve vita di Matteo sembrano avere il carattere dell’ordinarietà, rispetto ai grandi eventi del passato; ma può considerarsi, al giorno d’oggi, ordinario che un tredicenne afflitto da un male incurabile, si ponga alla sequela di Cristo, rendendo grande e prezioso   ogni momento di vita nel segno della carità e dell’amore?

“I cristiani sorridono sempre”, soleva ripetere.

Le grandi personalità di tutti i tempi racchiudono in sé tratti comuni che incidono sugli eventi, producendo esempio che darà frutto.

Teodoro d’Amasea, scegliendo di non sconfessare la propria fede in Dio e rifiutando le lusinghe a lui offerte per evitare il martirio, ha fatto di sé un modello di coerenza nella fede e di massimo coraggio.

Benedetto XVI durante la sua visita a Brindisi nel Giugno del 2008, così diceva: “Le reliquie di San Teodoro vi ricordino che dare la vita per Cristo è la predica più efficace”.

Di San Lorenzo da Brindisi, durante l’udienza generale del 23 Marzo 2011, il Santo Padre emerito citava queste sue parole: “La Parola del Signore è luce per l’intelletto e fuoco per la volontà, perché l’uomo possa conoscere e amare Dio…”

Sempre Benedetto XVI così commentava:” È questa la fonte da cui attingere, affinché la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e sia capace di condurre gli uomini del nostro tempo a Dio”.

Matteo ha raccolto il testimone che i suoi Santi patroni hanno lasciato in eredità, con la sua vita ha trasformato in modello attualissimo quell’amore, quella forza e quella passione con cui ha vissuto in Cristo.

“Che io sia un fiume d’amore,

che possa trascinare tutti con me,

e tutti insieme possiamo camminare verso te”.  

 (Matteo Farina: “Perdono”)

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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