06 Ott

XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno b

Dal Vangelo secondo Marco, 10, 2-16

Il nostro brano evangelico presenta due pari chiaramente delimitate:

vv.2-12 : la questione della liceità del divorzio,

vv.13-16  i bambini respinti dai discepoli, ma accolti da Gesù.

Siamo al termine del lungo viaggio di Gesù verso Gerusalemme, durante il quale Gesù ha cercato, forse invano, di preparare gli apostoli ad accettare lo scandalo della croce.

La domanda dei farisei è sorprendente oltre che maliziosa (per metterlo alla prova) , poiché nel giudaismo non si è mai posta la questione della liceità del divorzio.

E’ significativo anche il modo con cui i farisei presentano la norma mosaica. Come una concessione, un privilegio fornito da Mosè.

Nell’ottica di Gesù è invece espressione della loro durezza di cuore. La vera causa del male è la ‘sclerocardia’: il cuore dell’uomo indurito, che non sa amare.

La risposta di Gesù è un richiamo al progetto originario di Dio, come appare nella Genesi (cfr. I^ Lettura). Nel progetto creatore di Dio l’uomo e la donna sono chiamati a vivere una comunione totale e definitiva di vita. E’ Dio stesso l’autore di questa unione, perciò all’uomo non è permesso né è possibile infrangerla. E’ proprio l’indissolubilità del rapporto che, lungi dal divenire ‘la tomba dell’amore’, diventa invece la condizione per cui il reciproco amore giunge alla sua piena maturità e pienezza.

Costitutiva del matrimonio cristiano è la fedeltà; essa si fonda sulla fedeltà del Dio dell’alleanza e narra tale fedeltà.

Mi pare che il seguente testo di D.Bonhoeffer sia il miglior commento al nostro vangelo: “ Dio vi unisce in matrimonio. Non siete voi a farlo, ma è Dio. Dio rende il vostro matrimonio indissolubile, lo protegge da ogni pericolo, interiore ed esteriore; Dio vuole essere il garante della sua indissolubilità. Questa è una gioiosa certezza per quanti sanno che nessuna forza al mondo, nessuna tentazione, nessuna debolezza umana può sciogliere ciò che Dio tiene unito. [  ] Non è il vostro amore a sostenere il matrimonio, ma d’ora innanzi è il matrimonio che sostiene il vostro amore”.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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