V Domenica di Quaresima – Anno A
29 marzo 2020
Dal vangelo secondo Giovanni, 11, 1-45
Il centro del messaggio di questa domenica – il passaggio dalla morte alla vita – preannuncia l’evento pasquale, la cui celebrazione è ormai vicina.
A differenza degli altri ‘segni’ questo miracolo è preceduto da una serie di colloqui che preparano l’intervento di Gesù e ne facilitano l’interpretazione.
Nell’istante in cui Gesù richiama in vita l’amico Lazzaro viene pronunciata la sua sentenza di morte nei suoi confronti. Nella risurrezione di Lazzaro abbiamo chiaramente l’anticipazione del mistero pasquale: Lazzaro vive solo perché Gesù muore.
Il dialogo tra Gesù e Marta è incentrato sul credere: “Chi crede in me, anche se muore vivrà” (v.25); “Credi in questo?” (v,26); “Sì, Signore io credo” (v.27). La fede è il ‘luogo’ della risurrezione.
Il racconto ha infatti il suo centro non tanto nella risurrezione di Lazzaro, quanto nelle parole che Gesù rivolge a Marta (v.26): “ Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà, chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”. La risurrezione del fratello è a servizio di questa verità: ora in Gesù è data all’uomo la possibilità di non vedere la morte come destino inesorabile. Quanto avviene all’amico e la prefigurazione della vittoria che Gesù ha ottenuto una volta per tutte e per chiunque crede in Lui. Scrive lo Pseudo Ippolito: “Lazzaro sia per te come uno specchio: contemplando te stesso in lui credi nel risveglio”.
Il ‘segno di Betania’ è annuncio della gloria di Dio e della glorificazione del Figlio che per Giovanni ha il suo culmine nell’innalzamento sulla croce. Betania diventa così il luogo dove il mistero pasquale ha una anticipazione significativa: all’uomo è data la vita nella morte di Gesù.
La preghiera rivolta al Padre e il suo esaurimento sono una testimonianza per la folla titubante: il potere del Figlio deriva dal rapporto unico e privilegiato con il Padre.
Gesù si immerge totalmente nella condizione di morte che regna nel mondo e specialmente nel cuore dell’uomo. In Lazzaro, ‘tipo’ del vero discepolo, è rappresentato l’uomo che cerca un senso alla sia esistenza e vede nella morte un destino inesorabile. Nell’incontro con Cristo questo destino assume i contorni di un sonno passeggero. Lazzaro è ‘risvegliato’ da Gesù, e il suo uscire dal sepolto è profezia di quell’alba in cui le donne riceveranno l’annuncio che il crocifisso è risorto e precede i discepoli in Galilea.