30 Mar

IV Domenica Di Quaresima – Anno C

Lc.15,1-3. 11-32

 

La prima parola della liturgia di oggi è ‘rallegrati’: così inizia l’antifona d’ingresso della Messa.

Il protagonista principale della parabola che oggi ci presenta il Vangelo di Luca è il padre, non i due figli che sono due comparse: il nostro brano mette in risalto l’amore generativo che muove il pare in tutta la parabola, nei confronti di uno e dell’altro figlio.

Tutto il Capito 15 del nostro evangelista è il cuore del suo Vangelo che si potrebbe sintetizzare come il Vangelo della gioia.

Il figlio che si è preso tutto torna a casa non per un atto di conversione o di pentimento, ma, anche se la motivazione iniziale di un comportamento non è né di pentimento né di amore, può diventare genuina. E’ la forza invisibile del padre che gli fa imboccare la strada del ritorno. Il figlio non riesce a terminare il discorsetto che si era preparato, perché invaso dall’amore del padre: non è il minore che torna e si pente, ma è il padre gli corre incontro e lo abbraccia, che lo riprende e lo ri-salva, cioè lo fa risorgere.

La gioia del ritorno è manifestata attraverso tre gesti: l’anello, che reintroduce nell’eredità; le vesti che ridonano la dignità di figlio, e i calzari che restituiscono l’autorità del comando: essi sono i simboli dell’erede legittimo.

Il figlio maggiore si dimostra più lantane dal padre rispetto al fratello che si era allontanato, poiché dimostra di essergli sempre stato lontano col cuore, schiavo di una religione del dovere che non conosce l’amore. Mentre il maggiore si sente un estraneo in casa, il padre lo rimanda alla fraternità: gli parla del minore chiamandolo ‘questo tuo fratello’.

Nella parabola le situazioni si capovolgono: il minore prende il posto del maggiore, cioè: la grazia subentra al diritto.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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