IV Domenica di Avvento – Anno C
Lc.1, 39-45
Siamo giunti alla 4* domenica di Avvento, l’ultima del ciclo che ci introduce direttamente nella grotta di Betlemme, dove insieme ai pastori possiamo contemplare finalmente il Bambino che sarà il Giudice della Storia.
Il viaggio di Maria verso Giuda è la prima tappa della realizzazione delle profezie, perché il compimento pieno avverrà quando il bambino sarà presentato ufficialmente al Tempio.
Maria inaugura l’era messianica che porterà alla sconfitta definitiva del peccato e del male. Nell’ultima domenica di Avvento, la Chiesa ci invita a guardare a Maria come modello di una giovane che si dedicò ad una anziana in procinto di partorire, che ne aveva bisogno. Noi credenti oggi spesso siamo di scandalo: di fronte ad un mondo che sperpera non siamo in grado di contestarne la mentalità consumistica. Quando ad esempio ad un regalo ricevuto ne facciamo corrispondere un altro, secondo il principio che bisogna ricambiare perché lo vuole il galateo, abbiamo perduto il bene più prezioso che il Natale porta in sé: la gratuità. (Io, nel mio piccolo, ho sempre contestato quest’uso, ma vedo che in meridione non ricambiare è considerato – erroneamente secondo me – uno sgarbo!).
Entrare nel mistero dell’incarnazione significa visitare non più Elisabetta, ma tutti i Gesù Bambini che aspettano nel mondo: affamati, assetati, carcerati, forestieri, senza salute, senza amore ¸ senza dignità, perché usati, venduti e uccisi da un mondo adulto che ha smarrito la vita dell’esistenza stessa.
Oggi dobbiamo scegliere: o il Bambino è un oggetto per far soldi o il presepe è l’inizio del giudizio finale che ci chiederà conto dell’intera umanità. Senza paura, con Maria e Giuseppe entriamo nella grotta della verità, non pozzo profondo della nostra coscienza per sapere chi siamo e con chi vogliamo stare.