IV Domenica di Avvento – Anno C
22 dicembre 2019
Dal Vangelo secondo Matteo, Capitolo 1, versetti 18-24
“Non temere di prendere con te Maria”
Il vangelo di oggi evidenzia il legame di Gesù con la storia di Israele: Maria è presentata come una donna ebrea fidanzata con Giuseppe secondo le usanze giudaiche; ci dice poi come Gesù sia stato inserito legalmente nella genealogia di Giuseppe; infine mostra in Lui il compimento delle profezie fatte a Israele.
Gli avvenimenti narrati sono uno squarcio sul mistero di Gesù: egli nasce da una donna, Maria, come uomo vero inserito nella storia degli uomini, ma la sua nascita è “opera dello Spirito Santo”.
Egli è pienamente inserito nella discendenza di Davide, perchè Giuseppe, figlio di Davide, lo prende come proprio figlio: la funzione essenziale del padre, quella che lo rende ‘padre’ anche al di là della generazione fisica, è di dare il nome al figlio: Ed è precisamente quanto Giuseppe fa.
Il brano evangelico è articolato in tre parti:
la prima ci presenta i protagonisti: Maria, Giuseppe e lo Spirito di Dio (v.18); la seconda rivela la dignità e il compito del bambino a cui Giuseppe darà il nome (v.19-20); infine viene indicata in Lui la presenza di Dio (Emmanuele) in mezzo al suo popolo ( vv.21-23): Egli è ricapitolazione della storia di Israele e nuovo inizio.
Il nostro testo si sofferma a lungo sulla figura di Giuseppe. Certamente il popolo ebreo nel corso della sua lunga storia ha conosciuto più di una ‘concezione miracolosa’, ma Dio non ha mai operato in favore del suo popolo un prodigio simile a quello di far entrare il proprio Figlio nella stirpe umana, nella stirpe di Davide. Egli è Figlio di Davide perché Giuseppe, figlio di Davide, lo prende come proprio figlio: la funzione essenziale del padre, quella che lo rende ‘padre’ anche al di là della generazione fisica, è di dare il nome al figlio. Ed è quanto Giuseppe fa.
La figura di Giuseppe, come ci appare in questo passo evangelico, è alta e drammatica, scolpita di fede e di umiltà.
Non è semplice accettare di essere padre di Dio. Giuseppe ha saputo adottare l’atteggiamento giusto: non è stato curioso né timido; non potendo spiegarsi ciò che vede in Maria, e non volendo penetrare a forza il Mistero, si ritira in una rispettosa venerazione, lasciando il resto a Dio.
Solo quando apprende (v.20), attraverso il Signore, il miracolo, non esita, ma fa ciò che l’angelo del Signore gli ordina: soltanto chi sa ascoltare sa anche obbedire!
Il culmine del nostro brano non sta nella rivelazione a Giuseppe della concezione verginale di Maria, ma nel fatto che egli accetti di esercitare sul nascituro un diritto di paternità, che farà di Gesù il “figlio di David”. Una paternità legale che egli eserciterà avviando Gesù al suo lavoro, e spiegandogli la Legge. Giuseppe è grande perché ha saputo rispettare gli insondabili disegni di Dio, senza però sottrarsi alla parte che gli era stata affidata, svolgendola anzi con delicatezza, amore, laboriosità, obbedienza, rispetto, silenzio e disinteresse. Tutte virtù che Giuseppe ci addita oggi per poter accogliere pienamente nel cuore Gesù che nasce.