05 Gen

II Domenica dopo Natale

Gv. 1, 1-18

Il prologo del quarto vangelo, già ascoltato nella messa del giorno di Natale, ogni anno viene proclamato  anche in questa domenica . La chiesa lo ripropone perché esso ci invita a tornare a Betlemme, rimetterci dinanzi al presepio e contemplare il grande mistero dell’Incarnazione, della Parola che si è fatta carne: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio». Questa Parola, per mezzo della quale Dio ha creato ogni cosa: «tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste», è vita e luce per l’umanità intera: «in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini».

Ma l’umanità accoglie il progetto di Dio? Abbiamo davvero fede in Dio?

San Giovanni scrive che «la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta». L’evangelista con queste parole vuole sottolineare che l’uomo, se vuole, può mettersi contro Dio, ma, così facendo, fa esperienza delle tenebre e della morte. Dio infatti è la vita. La rispostaalla nostra domanda è: «noi non possiamo vivere senza Dio, non possiamo vivere senza la luce e, nonostante le nostre fragilità, non dobbiamo mai perdere la fede in Dio, in Colui che tutto può»!

I Padri della chiesa asseriscono che i semi del Verbo – scintille di luce – sono in ogni persona, e questo ci riempie di gratitudine e di speranza. Però, se la luce spesso non trova accoglienza dipende anche da noi cristiani, che invece di dare testimonianza alla luce continuiamo a brancolare nelle tenebre in mezzo ad ambiguità, a compromessi. Anche la chiesa-istituzione purtroppo  non sempre è esente da questa controtestimonianza.

Ebbene, il vangelo di oggi ci invita ad incontrare Cristo, che è la luce vera, ad incontrare il «Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». Nel linguaggio biblico «carne» significa l’uomo intero colto nella sua fragilità e caducità, indica cioè la massima distanza tra l’uomo e Dio; eppure questa distanza viene colmata proprio nella carne dell’uomo Gesù di Nazaret, carne in cui si contempla la gloria di Dio! La Parola eterna si è fatta carne, Colui che era fin da principio si è fatto uomo, l’Invisibile si è fatto visibile. Sì, la vita eterna di Dio si è manifestata come vita di quel Gesù che ha potuto essere ascoltato, visto, contemplato, palpato (cf 1Gv 1,1). Ed infine il prologo si conclude con quell’affermazione straordinaria che contiene in sé tutta la singolarità del cristianesimo: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato». Questa verità richiede solo un ascolto obbediente alla parola del Salvatore e  vivere ogni giorno cercando di fare sempre la volontà del Padre nostro che è nei cieli.

section-icon

"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

Invia la tua Testimonianza