II Domenica di Pasqua – Anno A
19 aprile 2020
Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-31
.Se il giorno dopo il sabato” (Gv. 20,1) si era aperto con la visita al sepolcro di Maria Maddalena e poi con la corsa al sepolcro di due discepoli che trovarono la tomba vuota, ora è il Risorto che visita il luogo dive si trovano i discepoli. Andati per trovare Gesù dove pensavano che fosse, Gesù li raggiunge dove loro stessi sono.
Possiamo suddividere il nostro testo in tre sezioni:
vv.19-23: L’apparizione del risorto ai discepoli,
- 24-29: L’incontro con Tommaso,
- 30-31 Conclusione
Nel primo quadro i discepoli sono attanagliati dalla paura (v.19), nel secondo Tommaso è incredulo (v.25); al v.28 l’apostolo risponde a Gesù:”Mio Signore e mio Dio!” (v.28). E’ avvenuto un passaggio dalla paura alla gioia, dall’incredulità alla fede, dalla morte alla vita: sono le conseguenze della presenza del risorto nel cuore dei discepoli.
L’apparizione del risorto. L’attenzione dell’evangelista nella prima scena è posta sulla paura dei discepoli, paura che è sempre sintomo e indice della mancanza di fede. La pace che dona Gesù fa passare dalla paura alla gioia, e dalla gioia alla missione:”Come il padre ha mandato me, anch’io mando voi” (v.21). E perché la missione sia efficace il risorto invia lo Spirito (v.22).
L’incontro con Tommaso. Se gli undici hanno paura, Tommaso è incredulo. Egli esige più di quanto è stato offerto ai discepoli:”Gesù aveva mostrato loro le mani” (v.20), ma Tommaso vuole sia vedere che toccare.
Tommaso ha come soprannome “Didimo”, che significa ‘gemello’, ‘doppio’. E’ un discepolo di Gesù, ma sulla fede fa prevalere le sue pretese, le sue condizioni, le sue pretese per dare fiducia agli altri discepoli. In lui ogni credente può riconoscere le proprie doppiezze nella vita di fede.
Ma la fede cristiana non è vivibile individualmente: a Tommaso basta essere in mezzo ai fratelli per giungere a confessare il Risorto.
La seconda apparizione di Gesù ricalca quella precedente, ma qui Tommaso si ‘accontenterà’ di vedere senza toccare, e soprattutto pronuncerà quella confessione di fede che costituisce uno dei vertici del quarto vangelo (v.28).
Se Tommaso giunge a questa fede grazie alla visione, noi saremo beati se crederemo grazie alla parola dei testimoni.
Solo così, nonostante le porte chiuse, e il non vedere, ogni uomo potrà credere.
Nell’attesa della sua manifestazione, la Chiesa non deve fare altro se non diventare segno trasparente della risurrezione. Come può farlo? Ce lo dice il libro degli Atti degli Apostoli, che elenca quattro ‘assiduità’ che devono impegnare la Chiesa nella storia: l’insegnamento degli apostoli, l’unione fraterna, la frazione del pane e la preghiera.