01 Dic

I Domenica di Avvento – Anno C

Vangelo di Luca 21, 25-36

Oggi inizia il nuovo anno liturgico con il ‘tempo forte’ dell’Avvento che ci prepara alla venuta di Gesù. Esso a Roma ha avuto inizio nel IV secolo con una dinamica non penitenziale ma gioiosa. Avvento deriva dal latina ‘adventus’, cioè venuta. La prima venuta del Signore è l’Incarnazione del Verbo nel grembo di Maria, la seconda è la venuta perenne di Lui in noi, se lo accogliamo, la terza e il ritorno visibile di Lui alla fine del mondo.

Iniziare un nuovo anno liturgico significa domandarsi a che punto siamo con la nostra storia personale di salvezza.

L’Avvento si estende per quattro settimane  e nella liturgia è simboleggiato con il colore viole, riservato ai tempi di attesa (Avvento e Quaresima) e di dolore e morte.

In Luca la venuta del Figlio dell’Uomo come giudice delle nazioni coincide con la caduta di Gerusalemme perché ore non è più la città santa che attende il raduno dei popoli, ma è la Chiesa che va in mezzo ai popoli per cui credenti non credenti si incontrano per cercare di cambiare il mondo abitato purtroppo dal male e creare un atteggiamento di disponibilità all’incontro finale col Figlio dell’uomo. Noi siamo riuniti ‘nell’attesa del suo ritorno ’come acclamiamo durante la Messa.

Vivere l’Avvento significa assumere l’atteggiamento eucaristico a spenderci con e per gli altri, dando così senso all’attesa del Suo ritorno.  Quando un innamorato ha un appuntamento con l’amata, vive il tempo di attesa con intensità e profondità forse maggiori dell’incontro stesso. Così dovremmo vivere il tempo dell’Attesa del Signore: l’Amato non c’è ancora, ma la sua presenza non visibile ma reale dà senso a tutta la vita. Tutto ha senso perché siamo proiettati all’incontro che assaporiamo già, senza averlo ancora realizzato. C’è già tutto, ma tutto sembra mancarci.

Avvento è appunto aspettare amando. E’ l’augurio che faccio a me e a quanti mi leggeranno.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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