01 Dic

I Domenica di Avvento – Anno A

1 dicembre 2019

Dal Vangelo secondo Matteo: 24, 37-44

L’Avvento è tempo di attesa. Avvento –lo dice la stessa parola- esprime anzitutto la venuta del Dio-fatto-uomo tra di noi. E’ proprio la sua venuta che provoca e richiede la nostra attesa; d’altro canto, è con la nostra attesa che possiamo sollecitare la sua venuta.
Il contesto generale del cap.24 del vangelo di Matteo presenta tre temi strettamente collegati fra di loro: la distruzione di Gerusalemme (vv.1-14), la fine di questo mondo (vv.15-25), e la venuta gloriosa del Figlio dell’uomo (vv.26-51).
In un passo che precede il nostro brano Matteo riporta una parola di Gesù che fa da guida al nostro discorso: “ Per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà” ( 24,12).
Gesù non ha timore di ricorrere all’immagine – severa ma piena di forza- del ladro che viene all’improvviso. Una minaccia per chi, giustificandosi con l’ignoranza circa la sua venuta, vive come la generazione di Noè, nell’ignoranza del vangelo.
Gesù insiste sulla vigilanza, in attesa del Figlio dell’uomo che verrà:
“ come fu…così sarà” (vv.37-39): Gesù, per sollecitare in noi la vigilanza, ci pone davanti ad un esempio del passato, ma nello stesso tempo ci proietta verso un futuro escatologico. Il riferimento è a Gen.6,9-12, in cui Noè, il grande patriarca, si distingue e si distanzia dai suoi contemporanei per la sua chiara veduta del valore del tempo in cui vive, e per la sua lucida sottomissione alla volontà di Dio. La situazione descritta e l’atteggiamento di Noè è possibile in ogni tempo ed in ogni situazione concreta.
Dobbiamo vigilare e svegliarci dal sonno, per accorgerci che a Noè, al diluvio, al ladro che viene a scassinare la casa, oggi dobbiamo sostituire la minaccia atomica, la droga e la prostituzione che imperversano, la violenza e l’offesa alla dignità della persona…Queste ed altre possono essere le piste su cui vigilare oggi perché siano svestite dal torpore e rivestite dello stupore e della speranza di chi sa essere vigilante.

“Si destino, non importa se è tardi, quanti si sono lasciati prendere dal sonno, e anche quanti hanno perduto Cristo. Cristo non si perde … purchè lo si cerchi. …Egli a tutti è vicino…Egli non viene meno a nessuno, siamo noi che veniamo meno. Chi si desta lo trova perciò presente” ( S. Ambrogio).

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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