30 Set

Il decreto di validità

La causa di beatificazione del nostro Matteo ha fatto un importante passo avanti. Venerdì 22 settembre il Congresso ordinario della Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso il decreto di validità agli atti giuridici. Vediamo di spiegare il senso di queste parole un po’ da addetti ai lavori. Come tutti ricordiamo il 24 aprile scorso nella bella Cattedrale di Brindisi-Ostuni, l’arcivescovo mons. Caliandro ha sigillato gli atti del processo svoltosi in diocesi sulla vita e le virtù del Servo di Dio Matteo Farina. Gli atti sigillati il 26 aprile sono stati consegnati alla Cancelleria della Congregazione delle Cause dei Santi e il 12 giugno sono stati aperti. Un esperto in diritto canonico e nella legislazione che regola le cause di canonizzazione ha esaminato ogni foglio degli atti per verificare se tutto era stato fatto con regolarità e precisione. Si tratta di un vero processo, con giuramenti, firme, atti giuridici importanti…. Insomma ogni cosa va fatta con la massima cura e in ossequio alle norme che la S. Sede ha stabilito in materia di cause dei Santi. Non è facile superare questo esame perché le norme da osservare sono tante e minuziose, a garanzia che la Chiesa, quando si tratta di indagare sulla possibile santità di un Servo di Dio, fa le cose sul serio. Il processo di Matteo era fatto bene, anzi ottimamente, nel pieno rispetto di ogni regola. Questo va a merito del Tribunale che ha lavorato con diligenza e precisione e di tutti quanti hanno collaborato a questo felice risultato.  Primo fra tutti l’Arcivescovo che ha seguito con singolare cura e attenzione il lavoro del Tribunale, poi mons. Ciollaro che ci ha sempre consigliati e tutti quelli che con la preghiera hanno comunque sostenuto questo importante e non facile lavoro.

Ottenere in breve tempo il decreto di validità degli atti diocesani è un traguardo davvero importante perché permette alla causa di Matteo di proseguire nel cammino romano.

Ora la postulatrice della Causa può chiedere che alla causa stessa venga assegnato un Relatore, interno alla Congregazione, che seguirà il lavoro di redazione del volume che in termine tecnico si chiama Posizione del Servo di Dio sulla vita, le virtù e la fama di santità. Un volume che presenta Matteo nel suo sforzo di amare Dio, sperare in  lui, farlo amare, amare il prossimo, così come lui ha fatto nella vita di ogni giorno. Anche questo è un lavoro impegnativo, ma con il sostegno della preghiera di tutti, confido di farlo abbastanza celermente.

Al  di là degli addetti ai lavori, cosa possiamo fare tutti noi perché la causa di Matteo prosegua in questa sua corsa giovanile verso la beatificazione? Pregare prima di tutto e su due fronti: perché il lavoro tecnico vada avanti presto e bene e perché Matteo continui ad aiutarci ottenendo dal Signore, con la sua intercessione, quanto chiediamo. Ora Matteo riposa in Cattedrale, nel centro della Chiesa e della Città; lì, come da sempre avviene presso i sepolcri degli amici di Dio, dobbiamo chiedergli grazie, aiuti e anche miracoli. Certamente ci sarà vicino, anche se da parte nostra la sua presenza così vicino ci  impegna maggiormente nello sforzo di migliorarci, di pregare di più, di essere almeno un po’ come era lui.

Ringraziamo il Signore che ha concesso questo importante risultato e preghiamo perché la causa prosegua bene il suo cammino. Vorrei chiudere questa mia comunicazione un po’ istituzionale con questa riflessione di Matteo che ci spinge in uscita, come papa Francesco tante volte ci sollecita; sono parole di un giovane, parole fresche, fatte di vita, di fiducia nell’altro, di gioia; parole che fanno bene al cuore: “Spero di riuscire a conservare la gioia che ho adesso e donarla a chi ne ha bisogno. Nella vita bisogna sempre essere forti, cosa che penso di aver fatto. Abbattersi non giova a nulla, dobbiamo invece essere felici e dare sempre gioia. Più gioia diamo, più gli altri sono felici. Più gli altri sono felici, più siamo felici noi. È tutto un giro, fatto di piccole cose che vanno a riempire quel piccolo contenitore della gioia, un contenitore che deve essere sempre colmo”.

Dottoressa Francesca Consolini, Postulatrice

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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