
V Domenica Di Quaresima – Anno C
Gv. 8, 1-11
Per la comunità cristiana la quaresima segna l’ora del ritorno e del rinnovamento: il Signore invita a lasciare dietro le spalle il passato, a dimenticare le opere di morte che anch’egli ha dimenticato, per tornare a vivere in pienezza la dignità filiale.
Nel tempo di conversione che è la quaresima, la Chiesa ci invita a contemplare una scena del Vangelo di Giovanni nella quale alcune persone esperte nell’interpretazione della legge domandano a Gesù come si devono comportare con una donna sorpresa in adulterio, un peccato che nella legge di Mosè era castigato con la pena della lapidazione.
Sulla donna adultera pendono le gravi sanzioni della legge (cf Lv 20,10; Dt 22,22.24). Gesù è interpellato e richiesto di un giudizio da parte degli zelanti custodi della tradizione nel perfido tentativo di imbrigliarlo nel vicolo cieco di una risposta in ogni caso compromettente. Il dilemma si gioca sulla scelta tra la legge mosaica e la misericordia che Gesù va insegnando e praticando.
Gesù dà fiducia alla donna che lascia trasparire un umile senso di gratitudine. Egli non condanna, ma la sua parola suona come un’assoluzione, congiunta però all’impegno accettato di non peccare più. Alla donna «perduta» per la legge e per gli uomini, il Signore riconsegna la piena immagine di Dio; da quel momento la vita ritrova il suo significato; il peso di un passato inquietante è tolto e si apre il cammino della speranza.
La domanda che fanno a Gesù lo pone davanti a un dilemma difficile da risolvere. Deve scegliere fra attenersi alle legge e pronunciare una sentenza di morte oppure violare la legge. È una scena quanto mai drammatica. La vita di quella donna dipende dalla decisione di Gesù; ma è in gioco la stessa vita di Gesù, che può essere accusato di incitare a una grave trasgressione circa ciò che è prescritto, vanificando agli occhi di tutto il popolo i precetti della legge divina.
Quei personaggi fingono di avere una grande deferenza nei confronti di Gesù,
ma il Maestro smaschera la loro ipocrisia con calma, senza alterarsi. Mentre li ascolta, si mette a scrivere per terra con un dito. Questo gesto mostra Cristo quale legislatore divino, giacché, come dice la Scrittura, Dio scrisse la legge con il suo dito su tavole di pietra (cfr. Es 31, 18). Gesù, dunque, è il legislatore, è la Giustizia in persona.
Gesù non viola la legge, ma non vuole che vada smarrito ciò che Egli stava cercando, perché era venuto a salvare ciò che era perduto. La sua sentenza è giusta e inappellabile: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei” (v. 7). « Benedetto XVI spiega che le parole di Gesù «sono piene della forza disarmante della verità, che abbatte il muro dell’ipocrisia e apre le coscienze a una giustizia più grande, quella dell’amore, in cui consiste il pieno compimento di ogni precetto (cfr Rm 13, 8-10)» .