28 Lug

XVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

29 luglio 2018

Dal Vangelo secondo Giovanni 6, 1-15

“… Dove potremo comperare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”……”C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”…Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne vollero. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli:”Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”… …

La moltiplicazione dei pani è uno dei miracoli che ha colpito di più la sensibilità degli evangelisti, al punto che abbiamo ben sei racconti di esso nei quattro vangeli.

Il pane è il simbolo più adatto per esprimere il bisogno dell’uomo e l’amore di Dio.

Gli evangelisti non si interessano però dell’aspetto meraviglioso dell’evento, ma si concentrano su altro: la modalità con la quale la gente deve mangiare il pane donato da Gesù, o il compito e le reazioni degli apostoli, e soprattutto sul senso teologico profondo di questo miracolo.

Per Giovanni esso è uno dei ‘segni’ che scandiscono la missione di Gesù, che creano una tensione verso la sua ‘ora’, cioè il momento della passione e risurrezione.

La scena iniziale ci mostra la gente che è condotta da Gesù sul monte,, il luogo che simboleggia la rivelazione divina (v.3).

Gesù che si siede in mezzo alla sua gente, circondato dai discepoli, è l’icona trasparente di Dio che dona la sua parola e il suo pane ed un’umanità bisognosa, ‘affamata’.

Certamente non sono quei cinque pani d’orzo a saziare tanta gente; eppure Gesù vuole servirsene proprio perché chiede ad ogni discepolo di lasciarsi coinvolgere nel suo meraviglioso progetto di salvezza per l’umanità. La dimensione universale di tale progetto è richiamata nel nostro racconto proprio dai due discepoli coinvolti più direttamente nel miracolo: Andrea e Filippo. Coi loro nomi greci essi simboleggiano la Chiesa che, superando i confini di Israele, raggiunge tutti gli uomini.

Il racconto pone poi una particolare attenzione sul modo con cui Gesù vuole che la gente mangi il pane: modo che ha una notevole carica simbolica. L’erba abbondante su cui la gente si siede richiama il Salmo 23, del Signore visto come Buon Pastore e Ospite generoso.

La gente, invece di capire dal miracolo della moltiplicazione l’invito ‘a farsi dono’, pensa che sia arrivato un re che assicura la sussistenza dei suoi sudditi (v.12). Gesù è perciò costretto a porre una necessaria distanza tra sé e  la folla, tra quello che egli è e quello che la gente capisce di lui, (v.15).

Gesù fugge, non per isolarsi ma per trovarsi col Padre, Gesù rimane solo, ma altrove in Giovanni leggiamo che Egli dice: “Io non sono solo, perché il Padre è con me” (Gv. 16,32)

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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