24 Feb

II domenica di Quaresima – Anno B

25 febbraio 2018

Dal Vangelo secondo Marco 9, 2-10

“…Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli: Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime…E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù…Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube:”Questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo!”…

In questa seconda domenica di quaresima la parola d’ordine è ASCOLTARE: ascoltare Gesù, Parola vivente nel cui volto trasfigurato vediamo l’immagine di Dio. L’ascolto è l’atteggiamento dell’uomo di fede che ha accolto l’annuncio di speranza, l’annuncio del regno.

Gesù appare trasfigurato agli occhi dei discepoli accanto ai due grandi profeti dell’Antico Testamento: Egli è il nuovo profeta, l’ultimo e il primo: dobbiamo ascoltarlo.

Nel nostro testo troviamo la figura di Mosè ed Elia, la simbologia del monte e quella della nube.

Nel racconto della manifestazione del Signore ad Elia (1 Re 19), il profeta è nella caverna e si muove solo quando, dopo un vento impetuoso, un terremoto e un fuoco, ascolta una “voce di silenzio triturante” e coprendosi il volto con il mantello, si pone in ascolto.

Elia come Mosè non può vedere il volto del Signore: “nessun uomo può vedermi e restare vivo” (Es.33,20). Resta solo l’ascolto per essere profeta e vivere l’alleanza. Mosè ed Elia sul monte della trasfigurazione non parlano direttamente con Dio, ma con il suo Messia, suo Figlio, il vero volto di Dio!

Come hanno fatto i due profeti dell’Antico Testamento, di Lui bisogna parlare, Lui bisogna ascoltare, con Lui è necessario dialogare. In Gesù Dio Padre parla.

Scendendo dal monte Gesù impedisce ai tre discepoli di raccontare le cose viste: il ‘segreto messianico’ tocca solo ciò che avevano visto, non ciò che avevano udito:”Questi è il mio figlio prediletto, ascoltatelo!” (v.7).

La trasfigurazione rappresenta un momento di chiarezza nel viaggio della fede, un attimo di gioia nella fatica di tutti i giorni, una caparra: bisogna fargli credito, senza limiti.

La trasfigurazione non è evasione dal mondo né dalla storia, ma innesto della realtà umana in Cristo. Essa manifesta che, in Gesù, Dio abita il corpo umano; la vita spirituale diventa così in abitazione di Dio in chi crede.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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